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MANAGEMENT DELLA SANITA’: STILI DI VITA DEGLI ADOLESCENTI A CONFRONTO PER COSTRUIRE UN FUTURO “SALUTARE” CON PROGETTO “BE FOOD” PROMOSSO DA REGIONE TOSCANA E COORDINATO DA LABORATORIO MES DELLA SCUOLA SANT'ANNA

Data pubblicazione: 26.05.2017
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Obesità, alimentazione disordinata e disturbi dell’alimentazione sono tra i più grandi problemi di salute pubblica degli adolescenti, per l’alta prevalenza e le conseguenze fisiche e psicosociali potenzialmente molto gravi. La promozione di stili di vita sani passa anche attraverso la scuola, la voce dei docenti e le nuove piattaforme social che, facilitando la comunicazione, mettono al centro i giovani come protagonisti di un percorso di “auto-educazione”. In questa prospettiva si pone il progetto “Be Food”, promosso dalla Regione Toscana con il coordinamento del Laboratorio Management e Sanità (Mes) dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, sviluppato in collaborazione con Rete Sviluppo. Il progetto è adesso arrivato allaconclusione, con l’evento di mercoledì 31 maggio in Regione Toscana, a Firenze.

All’evento conclusivo di “Be Food” partecipano la vice presidente l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Stefania Saccardi e i ricercatori del Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna che ne hanno seguito lo sviluppo. Il progetto si è proposto di testare un metodo basato sull’interazione “tra pari”, per investigare diversi fattori, quali il coinvolgimento diretto dei giovani destinatari delle politiche di promozione della salute, il loro “network” di riferimento e le modalità di relazione e comunicazione. Tutti questi fattori contribuiscono a determinare l’adesione dei giovani a stili di vita sani e anche a modificare comportamenti che, nel tempo, possono rivelarsi dannosi per la loro salute. 

Per raggiungere questi obiettivi, il Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e Rete Sviluppo hanno coinvolto 49 studenti di licei toscani, impegnati nel percorso “Alternanza scuola lavoro” previsto dalla legge sulla “Buona Scuola”. Il coinvolgimento degli studenti nell’ambito dei loro percorsi obbligatori di “Alternanza scuola lavoro” è risultato essenziale perché per gli studenti si è trattato di una vera esperienza “professionale”. Gli studenti hanno unito la formazione alla ricerca sociale (condotta sul campo) assumendosi una responsabilità specifica sugli ulteriori risultati da conseguire con la ricerca, da condurre sulla base del loro contesto di appartenenza, ovvero la rete dei coetanei. In questo modo gli studenti non soltanto hanno “partecipato” al progetto ma ne sono diventati i “protagonisti”, costruttori in prima persona di un messaggio utile a loro stessi e ai coetanei, acquisendo competenze e saperi utili anche nella prospettiva della loro formazione professionale.

In questo modo, i 49 ragazzi hanno raggiunto più di 5000 individui, di cui più di 4700 loro coetanei tra i 16 e i 17 anni, dimostrando che, se si forniscono strumenti e metodi, si condividono obiettivi precisi in un contesto professionale e istituzionale. Se sostenuti con fiducia, non soltanto i giovani sono in grado di portare a termine con successo il loro lavoro e di raggiungere l’obiettivo, ma anche di interiorizzare i contenuti, fino a tradurli in comportamenti, tramettendo il messaggio in modo efficace e credibile ai coetanei. Le nuove tecnologie e le modalità di comunicazione on line adottate dagli adolescenti possono a loro volta diventare strumenti sinergici ed efficaci da non rifiutare a priori, ma da declinare con linguaggi comprensibili e amati dalla popolazione giovanile.

“Le implicazioni per il sistema socio sanitario – spiegano i ricercatori del Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna - sono interessanti e impongono una riflessione sulle modalità di impostazione dei progetti di prevenzione per il target giovanile della popolazione, nonché sul ruolo degli operatori sanitari coinvolti nelle attività di prevenzione. A loro viene chiesto sempre di più di svolgere la loro azione di “proponenti” di comportamenti e stili di vita salutari non mediante un’azione “diretta”, spesso poco gradita dagli adolescenti, ma attraverso interventi di “regia” delle azioni di prevenzione,  dove i destinatari delle politiche possano diventare i veri protagonisti e gli attori della stessa azione.